ASTRATTISMO e ARTE CONTEMPORANEA – multidisciplinarietà e multimodalità
L’astrattismo nasce dalla scelta degli artisti di negare la rappresentazione della realtà per esaltare i propri sentimenti attraverso forme, linee e colori. Punto di riferimento fondamentale è il testo di Wilhelm Worringer Astrazione ed empatia, del 1908, dove l’arte viene interpretata in base all’intenzionalità dell’artista. La forma viene intesa come risultato dell’incontro tra uomo e mondo, in un alternarsi di empatia, ovvero avvicinamento alla realtà, ed astrazione, cioè rifiuto della realtà.[1] Con il termine “astrattismo” vengono quindi spesso designate tutte le forme di espressione artistica visuale non figurative, dove non vi siano appigli che consentano di ricondurre l’immagine dipinta ad una qualsiasi rappresentazione della realtà, nemmeno mediata dalla sensibilità dell’artista come nel caso degli impressionisti. Tuttavia in alcune accezioni con “astrattismo” si intende (in senso restrittivo) solamente la ricerca della forma pura per tramite di colori e forme geometriche, come nelle opere di Piet Mondrian, Josef Albers e Mario Radice, mentre le altre esperienze non figurative vengono definite con nomi propri, quali espressionismo astratto informale e simili,Kandinskij iniziò da una pittura espressionistica con l’accentuazione del colore per passare ad una pittura completamente astratta priva di figure riconoscibili.
Il termine arte contemporanea si riferisce generalmente all’arte creata nel presente. L’uso dell’aggettivo generico “contemporanea” per definire l’arte dei nostri giorni è dovuto anche alla mancanza di una scuola artistica dominante o distinta riconosciuta da artisti, storici dell’arte e critici. L’espressione tende ad includere tutta l’arte creata dalla fine degli anni sessanta del XX secolo o, in alternativa, dalla presunta fine dell’arte moderna o periodo modernista fino ai giorni nostri (anche se al giorno d’oggi ci sono artisti che creano arte moderna ed altri che creano in pratica tutti gli stili o mode del passato).
L’arte creata o rappresentata dalla fine del modernismo è alcune volte chiamata arte postmoderna, tuttavia postmodernismo si può riferire sia al contesto storico che all’approccio estetico utilizzato; per di più molti lavori di artisti contemporanei non presentano quegli elementi chiave che caratterizzano l’estetica postmoderna, l’aggettivo contemporanea può quindi essere preferito perché più inclusivo. Come nelle ricerche critiche di altre discipline comunque, il termine contemporaneo indica che il periodo di interesse e di studio in oggetto non ha esaurito le sue spinte propulsive ma che, invece, sono ben vive nel presente e proprio per questo di difficile definizione. L’arte contemporanea è caratterizzata da opere prodotte con tecniche e linguaggi interdipendenti: videoarte, pittura, fotografia, scultura, arte digitale, disegno, musica, happening, fluxus, performance, installazioni.
Forse l’aspetto che definisce meglio l’arte contemporanea è la difficoltà di definirla criticamente. Prima della fine degli anni sessanta infatti la maggior parte delle opere poteva essere etichettata facilmente come frutto di una particolare scuola pittorica. Anche negli anni settanta e ottanta si possono notare certe tendenze come l’arte concettuale, performance art, arte femminista, pop art, graffiti. L’arte dopo l’era moderna si è trasformata seguendo anche i cambiamenti economici, globali, politici e socioculturali. La sempre maggior velocità e mole di scambi di idee, risorse economiche, informazioni e cultura intorno al globo avviene anche nel mondo dell’arte. Molte delle barriere e distinzioni all’interno dell’arte sono cadute contribuendo ad una vivacità e multidisciplinarità tipica dell’arte contemporanea che ne ha fatto spesso ragione d’essere.
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